Come ho ritrovato me stesso grazie al casino Trieste

Non sono mai stato un uomo particolarmente avventuroso, nè amo viaggiare. Quando arriva il periodo delle ferie mi piace starmene a casa, rilassarmi nel mio bel salotto a leggere un libro, oppure godermi il mio giardino che coltivo con passione. Non capisco il bisogno che tanti hanno di fuggire non appena arriva il primo giorno di vacanze, allontanarsi di corsa, quasi infastiditi dalla visione delle proprie mura. Uno passa una vita e mettere insieme oggetti per rendere propria l’abitazione che con tanta fatica e sacrifici ha comprato (o affittato) per poi sentire la necessità di scappare, anziché il desiderio di godere di quanto costruito nel tempo. Io non ho bisogno di vedere il mondo, per quello ci sono i documentari in televisione. Attorno a me ho tutto quello di cui ho bisogno, e mi ritengo fortunato di vivere in un angolo del mondo che ritengo bellissimo e che non è, ad oggi almeno, toccato dalla guerra.

C’è stato però un periodo della mia vita, seppur breve, nel quale ho dovuto lasciare la mia terra; è stato un atto necessario per superare un dolore che non riuscivo a lasciarmi alle spalle: la morte di mio padre. Mio padre era un uomo eccezionale, forte, sicuro di se, ironico e serio allo stesso tempo, sapeva conversare con tutti senza offendere nessuno e conosceva i segreti della natura cosicché viveva in armonia con tutto e tutti. Avevamo un rapporto speciale e l’ho sempre considerato il mio modello di vita. Così, quando arrivò la sua ora, crollai in una depressione dalla quale non sarei mai riuscito ad uscire se un amico non mi avesse portato via dalla mia terra (che era stata la terra di mio padre, le mie e le sue radici). Viaggiammo insieme qualche settimana senza una meta precisa, ma fermandoci a godere dei paesaggi e della gente, parlando molto e ricordando mio padre; poi, avendo notato un miglioramento in me,  mi disse che da lì in avanti avrei dovuto continuare da solo, trovare un nuovo equilibrio in una vita che non includeva la presenza di mio padre. Fu davvero difficile. Mi ci volle tutta la forza che possedevo dentro, ma riuscii a ritrovare la voglia di essere felice. 

Trovai lavoro al casino Trieste, un posto che mai avrei immaginato potesse andare bene per me. Rimasi lì per tre mesi solamente, ma mi godetti a tal punto quel mondo tanto alieno alla mia realtà che per un tempo avevo quasi pensato di rimanerci più a lungo. Il casino Trieste fu la fine della mia cura, grazie a quel cambiamento i ripresi e potei tornare a casa da uomo guarito dal dolore. Da uomo che si gode la propria terra ogni volta che arriva il periodo delle vacanze. Chissa, forse un giorno tornerò a visitare il casino Trieste, tanto per vedere se i miei ricordi gli degnano giustizia.…

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